L'ingovernabile

Curare, educare e governare sono dei mestieri impossibili. Così almeno riteneva il padre della psicanalisi, riferendosi al carattere singolare e particolare di ognuna di queste tre attività. Durante la pratica del Qigong emerge con significatività l’esigenza di avere le idee chiare sulle possibilità di governare il nostro corpo, il nostro respiro, la nostra mente.
Le parole-chiave per comprendere meglio sono navigare e pilotare: le antiche metafore più utilizzate dagli antichi saggi greci. Si conduce un’imbarcazione grazie al timone, che si inserisce nell’elemento liquido soggetto a fluttuazioni da noi non direttamente governabili. Si solcano i flutti e si asseconda il mare; la sua potenza, per noi indisponibile, viene utilizzata e piegata ai nostri orientamenti.
La virtù del governare richiede l’unione di due termini apparentemente non accostabili: la necessità di governare e l’impossibilità di farlo pienamente. La necessità emerge dal desiderio, incessante, di raggiungere i nostri lidi con successo, con la consapevolezza che senza comando andremmo alla deriva. L’impossibilità ricorda la finitezza dell’essere umano e il suo ricercare la misura giusta per accostarsi ad un mondo molto più grande di lui, e che gli ricorda che un esagerato antropocentrismo è un errore.
Forse è necessario avere più potere per controllare sé stessi? E cos’è questo potere di dominio su sé stessi, un’arroganza o una possibilità reale? Esiste un centro privilegiato di comando: qual è il timone della nostra barca?
Il proprio potere è innanzitutto disporre della propria potenza. Il proprio potere è ambivalenza: ho il potere di fare nella misura in cui ho il potere di non fare. Abbiamo vero potere se possiamo sospendere, intenzionalmente, l’esercizio del nostro potere.
Osservare e modificare il proprio respiro e i propri pensieri fa parte della pratica del Qigong. Ma il Qigong è conduzione e non gestione: condurre implica infatti un processo già in atto, una fisiologia che già da sola funzionerebbe. Una coscienza troppo attenta può alterare quel processo; ci vuole consapevolezza, certamente, ma leggera.
Attraversa il mare senza che il cielo lo sappia: Mán tiān guò hai.
Roberto Sforza