Le trasformazioni silenziose

Cambiamo sempre e continuamente. Ma la percezione del proprio cambiamento è sottile, silenziosa e spesso invisibile.
Nel commentario all’YiJing, il Classico dei mutamenti, il mutamento viene definito in tre modi: – Il non-mutamento; – Il mutamento; – La trasformazione. Il non-mutamento è il riferimento necessario per osservare gli altri due. È un contesto, stabile, all’interno del quale si possono osservare le variazioni. È la cornice, spesso intenzionalmente isolata, che permette di osservare il mutamento e la trasformazione.
Qual è la differenza tra mutamento e trasformazione? La seconda implica la prima, ma il cambiamento in tal caso è evidente, e riguarda l’essenza. Se un bruco cresce e invecchia, questo lo chiameremo mutamento. Ma se diventa farfalla allora la chiameremo trasformazione: una trasformazione “rumorosa”. Per distinguerla dalla prima che, in fondo, è una trasformazione non appariscente.
Diceva il maestro Wang Fuzhi: “La trasformazione silenziosa non forza, non contrasta nulla, non si batte, ma si fa strada, si dirà, s’insinua, si estende, si ramifica, si globalizza – si propaga “a macchia d’olio”. S’integra disintegrando; si lascia assimilare nel momento stesso in cui distrugge a mano a mano proprio quello che la assimila. Ed è anche per questo che è silenziosa; poiché non suscita resistenza contro di sé, non fa gridare e non suscita alcun rifiuto, non la si avverte progredire.”
Al termine di qualsiasi percorso, seppure silenzioso, ci si troverà diversi: anche gli altri, che ci conoscono bene, se ne accorgeranno. Ma diversi che vuol dire? Cambiare significa saper reagire in forme e modalità nuove. Solo nelle reazioni possiamo valutare i cambiamenti effettivi…
Roberto Sforza