La volpe e il riccio

La volpe e il riccio

Raffaele La Capria in una delle sue opere ci racconta una piccola fiaba.

“Mimi, la volpe dal pelo rosso, è nascosta dietro a un cespuglio di more. Ha sentito un lieve rumore sottoterra. La sua preda ha intuito il pericolo. Mimi non si muove e aspetta. Quando la preda si sentirà sicura, uscirà. Il tempo passa. La sua preda esce: è un riccio. Deve andare a nascondersi in un’altra tana, ma si guarda intorno. Sente il pericolo. Ecco, il riccio si è deciso, ora è all’aperto. Si muove lentamente. Mimi fa un balzo per prenderlo, ma il riccio si è trasformato in una palla spinosa. La volpe grida per il dolore e si allontana con la bocca che le sanguina. La volpe pensa che il riccio è uno strano animale e che deve essere buono da mangiare, visto che si difende così! Allora la volpe cerca un altro modo per prendere il riccio e mangiarlo, ma ogni volta il riccio diventa una palla spinosa. La volpe inventa tantissimi modi per mangiare il riccio, ma senza mai nessun risultato. La volpe decide che è inutile mangiare quello stupido animale: la volpe, infatti, sa fare molte cose, il riccio invece ne sa fare solo una!”

Il racconto evoca il famoso detto del poeta greco Archiloco: «La volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una grande”. Forse la volpe e il riccio rappresentano due diversi modi approcciarci ai problemi.

Come scrisse Isaiah Berlin, come la volpe sono coloro che perseguono molti fini, spesso disgiunti e contraddittori, magari collegati soltanto genericamente, de facto, per qualche ragione psicologica o fisiologica, non unificati da un principio morale o estetico; come i ricci, invece, sono coloro che riferiscono tutto a una visione centrale, a un principio ispiratore, unico e universale, il solo che può dare un significato a tutto ciò che essi sono e dicono.

Il riccio vede il mondo attraverso un’unica idea e grande visione centrale, una grande metronomo che scandisce ogni azione o pensiero. La volpe attinge, invece, ad una vasta gamma di esperienze e nei suoi ragionamenti è abile ad integrare prospettive e idee differenti.

Il riccio non si agita mai, non dubita. La volpe è più cauta, più pragmatica e più incline a vedere complessità e sfumature.

Una volpe è astuta, veloce, sempre in movimento. Un riccio sa solo fare una cosa sola e sa farla estremamente bene.

Una volpe è più abile ad integrare nuove prospettive mentre un riccio riesce a canalizzare meglio con un’azione o con una decisione concreta.

Esser volpi o ricci: entrambi vanno bene (e semmai vanno integrati).

Peccato che ci siano volpi che credono di essere dei ricci, e ricci che credono di essere delle volpi.

Roberto Sforza