La rana e lo scorpione

Uno scorpione doveva attraversare un fiume, ma non sapendo nuotare, chiese aiuto ad una rana che si trovava lì accanto. Così, con voce dolce e suadente, le disse: “Per favore, fammi salire sulla tua schiena e portami sull’altra sponda.” La rana gli rispose “Fossi matta! Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!” “E per quale motivo dovrei farlo?” incalzò lo scorpione “Se ti pungessi, tu moriresti ed io, non sapendo nuotare, annegherei!” La rana stette un attimo a pensare, e convintasi della sensatezza dell’obiezione dello scorpione, lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua.
A metà tragitto la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena, e capì di essere stata punta dallo scorpione. Mentre entrambi stavano per morire la rana chiese all’insano ospite il perché del folle gesto. “Perché sono uno scorpione…” rispose lui “E’ la mia natura!”
Gli animali non parlano si sa, ma se un racconto li fa esprimere, quell’allegoria vuole indicare caratteristiche che riguardano l’essere umano.
“È la mia natura” significa non poter agire che in un modo, senza alternative.
Oppure che, pur riconoscendo la possibilità di comportamenti diversi, non si riesce a trovare un’altra forza interiore capace di scelte differenti.
Oppure, infine, che in mala fede abbiamo la migliore giustificazione delle nostre azioni.
Cos’è il potere?
Il potere, in prima battuta, sembra essere una nostra facoltà da esercitare.
Una capacità da utilizzare per modificare la realtà e le situazioni.
Il potere di colpire mortalmente è il potere dello scorpione diremmo.
Ma il vero potere, forse, non è questo.
Il vero potere sta (anche) nella possibilità di non esercitarlo.
Roberto Sforza