Il gatto Max
Un guerriero non può limitarsi a dire che crede,
e poi lasciar che le cose accadano. [..]
Un guerriero, ogni volta che si impegna a credere,
lo fa per scelta . [..]
Un guerriero non crede, deve credere.
Don Juan

Nel suo libro “L’isola del tonal” l’antropologo Carlos Castaneda racconta al suo maestro Don Juan la storia di due gattini abbandonati, che una sua amica trovò e che addomesticò con cura.
Poiché sarebbe dovuta partire e non poteva portare con sé i due gatti pensò di portarli da un veterinario, per farli sopprimere. Mentre il gatto nero si affidava tranquillamente al suo destino, l’altro gatto (quello rossiccio di nome Max) era irrequieto.
Castaneda interpretò gli sguardi imploranti del gatto Max e lo aiutò a fuggire; “corri Max, corri!”. “Come un vero felino” il gatto corse via, e si infilò nelle fogne da un tombino.
Da allora Castaneda raccontava l’episodio immedesimandosi nel gatto Max; così come un gatto grasso, castrato e inutile, aveva riscoperto la propria selvaggia felinità, lui avrebbe ritrovato lo spirito di uomo, che era stato indebolito e depotenziato dalla propria cultura.
Don Juan esclamò: “Da guerriero, voi dovete credere che Max non solo è scappato, ma ha sopportato il suo potere. Voi dovete crederlo. Se non lo credete, non possedete nulla.”
“il gatto potrebbe essere annegato o divorato dai topi. Un guerriero considera tutte queste possibilità e poi sceglie di credere a seconda della sua più intima predilezione.”
“Credere è una cosa facile, dover credere è un po’ diverso.”
“E l’altro gatto?” continuò Don Juan. “Dover credere vuol dire che dovete considerare anche l’altro gatto, non sapete neppure il suo nome.”
“Prima di decidere di essere come Max dovete considerare che potete essere come l’altro gatto; invece che correre per salvarvi la vita e cogliere anche voi la vostra occasione, può darsi che andiate tutto felice alla morte, soddisfatto del vostro modo di giudicare.”
Scegliere di credere è innanzitutto prendersi la responsabilità della propria decisione di aver fede (o fiducia) in un’ideologia, un’idea, o verso un maestro.
Almeno per le cose prevedibili.
Roberto Sforza